Spettabile Editore Le scrivo questa lettera non perche' sia pubblicata, tuttavia - se crede - potra' pubblicarla. E' indirizzata specificamente a Lei, l'Editore, e non ai suoi lettori. Io sono un hacker. Cio' significa che amo giocare con i computer -- lavorarci, apprendere il loro funzionamento, e scrivere programmi ben fatti. Io non sono un cracker; non passo il tempo a violare la sicurezza dei computer. Non c'e' niente di cui vergognarsi nel hacking che faccio. Ma quando dico alla gente che sono un hacker, la gente pensa che sto ammettendo una nefandezza -- perche' i giornali come il vostro usano erroneamente la parola "hacker", dando l'impressione che significhi "security breaker" e niente piu' Lei procura agli hackers una brutta fama. La cosa piu' triste e' che questo atteggiamento viene perpetuato deliberatamente. I Vostri reporter conoscono la differenza tra "hacker" e "security breaker". Loro sanno come distinguere ma voi non lo consentite! Voi insistete ad usare "hacker" in senso peggiorativo. Quando i reporter usano un'altra parola, voi la cambiate. Quando i reporter cercano di spiegare l'altro significato, voi tagliate. Ovviamente, avete un motivo. Dite che i lettori si sono abitiuati a usare il significato negativo della parola e quindi non si puo' piu' cambiarlo. Beh, non e' possibile cancellare gli errori del passato; ma non c'e' nessuna scusa per ripeterli domani. Se io fossi quello che voi chiamate un "hacker", a questo punto cercherei di forzare i vostri computer e di mandarli in crash. ma sono un hacker, non un cracker. Io non faccio questo genere di cose! Ho abbastanza computer con cui giocare a casa e al lavoro; io non ho bisogno dei vostri. Inoltre non e' mia abitudine rispondere agli insulti con la violenza. La mia risposta e' questa lettera. Dovete delle scuse agli hackers; ma piu' di cio', ci dovete del normale rispetto. (R. M. Stallman)