| INTRODUZIONE AL CYBERPUNK by Anna Bracci e Marco Perello
 
 Libero adattamento dall’inglese tratto da: "Grolier Science 
Fiction Multimedia Encyclopedia". Il termine viene usato per descrivere una scuola di scrittura 
fantascientifica che si è sviluppata ed è diventata popolare durante il 1980. La 
parola fu certamente coniata da Bruce Bethke nel suo racconto "Cyberpunk" (1983 
AMZ) prima della sua pubblicazione, il racconto in questione fu fatto circolare 
negli ambienti del fandom. Il termine fu raccolto sia direttamente che 
indirettamente dallo scrittore ed editore Gardner Dozois ed usato da lui per 
caratterizzare un movimento letterario i cui maggiori esponenti, all’inizio - 
nelle storie a partire dall’81, ‘82 circa in avanti - furono rappresentati da 
Bruce Sterling e William Gibson, insieme a Rudy Rucker, Lewis Shiner e John 
Shirley. Non passò molto tempo dalla pubblicazione del primo romanzo di Gibson, 
"Neuromancer" (1984), che il termine iniziò a divenire di uso comune, e tale 
romanzo fu il libro che definitivamente formò il senso del genere al quale il 
Cyberpunk si riferisce. "Cyber" è parte della parola relativa al termine "cybernetics": un futuro 
dove industriali e politici in blocco debbono agire globalmente piuttosto che a 
livello nazionale, controllato attraverso le informazioni dei networks; un 
futuro nel quale corpi umani meccanici sono all’ordine del giorno, così come i 
cambiamenti di mente e corpo attraverso l’ingegneria biologica e le le 
droghe. Centrale nel Cyberpunk è il concetto di Realtà Virtuale, dove le banche dati 
mondiali formano un tipo di macchina ambientale nella quale un umano può entrare 
collegandosi attraverso un jack ed una tastiera e proiettare "la propria 
coscienza disincarnata nell’allucinazione consensuale che è la matrice" 
(Cyberspazio). La parte della parola che si riferisce al "punk" riprende una 
terminologia del Rock ‘n Roll degli anni ‘70. Punk significa giovane, 
aggressivo, alienato e in lotta contro l’ Establishment. La disillusione punk, spesso multiforme, con il progressivo deteriorarsi 
delle illusioni, è un importante componente di questi lavori. Le banche dati sono molto più che una sola componente del Cyberpunk. La massa 
delle informazioni spesso occultate in maniera subliminale, ha dall’inizio 
caratterizzato l’attuale stile cyberpunk. Un importante precursore del genere fu 
il film Blade Runner (1982) che con il suo affresco di un Futuro prossimo 
venturo - dove sgradevoli, piovose e affollate strade sono attraversate da 
enormi pubblicità di prodotti giapponesi alternate a fatiscenti strade ad alta 
tecnologia - diventa nell’intensità delle sue caotiche visioni, una precisa 
linea di demarcazione per lo scenario cyberpunk. Ancora più centrali nell’etica 
cyberpunk, comunque, sono i film di David Cronenberg, come Videodrome (1982) 
nella loro enfasi della metamorfosi corporale, della saturazione dei media e del 
sesso distruttivo. Naturalmente il Cyberpunk non nasce così di sana pianta all’improvviso nella 
mente di Gibson. Certamente critici oppositori hanno gioito nel localizzare i 
discendenti del Cyberpunk, come se tutto ciò screditasse l’intero movimento ma 
ovviamente questo genere può essere considerato la summa di idee che apparvero 
molto prima, senza che questo possa sorprendere o danneggiare. Testi precedenti includono "Limbo" di Bernard Wolfe (1952); "Tiger! Tiger!" 
di Alfred Bester (1956) con il suo antieroe protopunk; "The soft machine" di 
William S. Burroughs (1961) e i suoi svariati sequel di droga e fantasie 
biologiche; "Nova" di Samuel R. Delany (1968), "The girl who was plugged in" di 
James Tiptree Jr. (1973); "Easy travel to other planet" di Ted Mooney (1981). 
Altri discendenti includerebbero Ballard, Brunner, Spinrad, Varley e sicuramente 
Thomas Pinchon.[ Top ] Il Cyberpunk è perlopiù un movimento politico, e non solo una forma di 
fiction fine a se stessa. Non c’è stato nient’altro di simile nel mondo della 
Fantascienza dalla New Wave del 1960. Nelle Conventions, nelle riviste 
(specialmente dal 1987 in una semiprozine critica "Science Fiction Eye) in ogni 
sorta di media, gli appassionati e talvolta eccitati argomenti che prendono 
piede già dal 1985 affermano il cyberpunk come forma e indirizzo nel lento, 
compiacente mondo delle pubblicazioni sf. Il fervore di Bruce Sterling in tutto ciò è stato messianico, e fu lui a 
pubblicare la prima antologia che influenzò il movimento: "Mirrorshades: the 
cyberpunk anthology" (1986) la cui prefazione è un manifesto. Gli argomenti di 
Sterling e di vari suoi colleghi non furono solo vigorosi, ma anche 
intelligenti, per le forme di cambiamento del nostro mondo ( in particolare 
riguardanti le informazioni tecnologiche e l’ingegneria biologica) e molti 
lettori furono attratti dal fatto che un gruppo di scrittori di sf cavalcassero 
l’onda del grande cambiamento col passato, dando un nuovo senso del futuro. A partire dalla fine dell’ultimo decennio, diventa chiaro come il termine 
"cyberpunk" non è piaciuto a lungo a coloro che l’hanno sviluppato. Forse esso è 
diventato rappresentativo di troppi clichè, di troppe costrizioni letterarie, di 
troppi lettori che vogliono ancora e sempre di più. Se il cyberpunk è morto nel 
1990, come vari critici hanno dichiarato, ciò è il risultato di un eutanasia. 
Certamente gli effetti del cyberpunk alla lunga si sono fatti sentire sulla 
Fantascienza, rinvigorendola, e dal momento che i suoi autori continuano a 
scriverne, e non necessariamente con questa etichetta, possiamo assicurare che 
lo spirito del cyberpunk vive ancora. NOTE DEI REDATTORI Per quanto riguarda i testi di genere Cyberpunk, consigliamo la lettura di 
alcune opere fondamentali. "Mirrorshades" (Bompiani, 1996) "La notte che bruciammo Chrome" di W. Gibson (Burning Chrome, Mondadori, 
1989) "Neuromante" di W. Gibson (Neuromancer, Ed. Nord, 1986)[ Top ] |