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SENTENZA ANTICOPYRIGHT E DIRITTO ALL'ACCESSO by Gennaro Francione

Le quattro sentenze anticopyright emesse dallo scrivente il 15 febbraio 2001, che assolvevano quattro extracomunitari venditori per strada di cd contraffatti per stato di necessità, sono state una rivoluzione globale e personale.

Da quell'atto di coraggio, in apparenza stridente con il ruolo di un giudice ma comprensibile perché dietro quel ruolo istituzionale c'è il fondatore del movimento Antiarte 2000, è nato uno sconquasso tremebondo tra gli oligopoli produttori di arte ad altissimo costo ma soprattutto un plauso incondizionato in rete.

Subivo, intanto, in seguito a un'interrogazione parlamentare azione disciplinare ministeriale per quelle sentenze ritenute "abnormi", fortunatamente conclusa con un proscioglimento del CSM che ribadiva la correttezza dei principi in esse esposti e insieme la libertà e l'indipendenza della magistratura, soprattutto in rapporto alla facoltà di portare avanti nuove visioni del mondo e della giustizia.

Ed è così che l'entusiasmo è aumentato e con esso la voglia di approfondire quella cyberrivoluzione che avevo intuito e portato avanti nel mio verdetto.

La sentenza è rivoluzionaria perché abbatte il sistema del copyright rilevando che "La norma repressiva di base, la protezione penalistica - e non meramente civilistica del diritto d'autore - è desueta di fatto per l'abitudine di molte persone di tutti i ceti sociali, che, in diuturnitas, ricorrono all'acquisto di cd per strada o scaricano MP3 da Internet.
 
Anche grossi network come Napster si sono mossi da tempo in senso anticopyright e hanno permesso copie di massa dell'arte musicale. Fenomeno appena sfiorato dalle recenti sentenze degli USA che si sono espresse nel senso di regolamentare la materia della riproduzione di massa, ma con un pagamento ridottissimo in un nuovo mercato dove il guadagno dei produttori è quantificato su "minimi diffusissimi".

La rivoluzione era quella annunciata dal mondo delle cose concrete dai popoli che bypassano le norme repressive e dettano comportamenti dettati dalle stesse tecnologie riproduttive dei beni immateriali, prendendosi a piene mani quello che i produttori-distributori squali vorrebbero vendere a prezzi esorbitanti.

Il nuovo cybervangelo connesso al diritto di accesso totale all'arte e alla cultura era ancora dettato nella sentenza là dove si legge Anche la New Economy depone nel senso dell'arte a diffusione gratuita o a bassissimo prezzo, per rendere effettivo il principio costituzionale dell'arte e la scienza libere(art. 33 della Cost.) e, quindi, usufruibili da tutti, cosa non assicurata dalle attuali oligarchie produttive d'arte che impongono prezzi alti, contrari a un'economia umanistica, con economia anzi diseducativa per i giovani spesso privi del denaro necessario per acquistare i loro prodotti preferiti e spinti, quindi, a ricorrere in rete e fuori a forme diffuse di "pirateria" riequilibratrice.

L'azione degli oligopoli produttivi appare, quindi, in contrasto con l'art. 41 della Cost. secondo cui l'iniziativa economica privata libera "non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana".

Solo un'arte a portata di tasca di tutti i cittadini e soprattutto dei giovani può essere a livello produttivo umanitaria e sociale come richiesto dalla Costituzione, per far sì che davvero tutti possano godere dei prodotti artistici .

Emerge dalla sentenza questa sete spasmodica delle masse di usufruire a piene mani dei prodotti dell'arte e della cultura, senza ingombri economici, culturali, censori.

C'è voglia globalizzata di accedere in maniera totale e inebriante ai beni immateriali che danno gioia, elevano gli animi, dissuadono i giovani dalle droghe artificiali e dalle azioni malefiche.

C'è voglia di ubriacarsi, liberamente e fraternamente, alle fonti delle arti, delle culture, delle idee, spazzando via le pastoie dei grassatori del copyright. Copyright che, è dimostrato, si è sviluppato nei secoli solo per far arricchire produttori e distributori, oltre a qualche star, a scapito della massa degli artisti e soprattutto degli usufruenti tutti dell'arte e della cultura.

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Il copyright è solo una delle forme di esplicitazione del logos del dominio mediatico, essendo il suo abbattimento strettamente connesso al diritto all'accesso alle fonti d'informazione e del sapere.

Oggi il diritto di accesso è stato espresso in forma sarcastica come diritto a non essere esclusi, perché ciò che viene alla luce è l'estromissione di intere masse dalle risorse materiali e massmediali in particolare informatiche.

L'articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani garantisce a ogni uomo la libertà di informazione e di espressione, che va garantita più che mai nel libero Internet.

Affinché ciò sia possibile è necessario, in primis, che l'individuo sia messo in grado di avere tra le mani il media che gli consente di esprimersi e, in secundis, che non s'imbatta in ostacoli tecnologici o censori di qualsivoglia natura.

Le conquiste tecnologiche sono state viste come fattore d'incremento della democrazia e al contrario la radio, il telefono, la televisione sono state spesso utilizzate per il controllo delle masse nei regimi autoritari, totalitari e attualmente nelle pseudodemocrazie.

La televisione in particolare è diventato il regno dell'infotainment , mescolanza di più generi per andare incontro all'instabile livello d'attenzione degli spettatori e catturarlo.

La spettacolarizzazione delle informazioni e degli eventi banali ha lo scopo di tenere le persone attaccate al video perché le si possa dominare con la vacuità, specificamente propinando ad esse pubblicità a palate, per viziarle a dovere e non consentir loro di "zappare" .

La TV, insomma, è diventato uno strumento di persuasione per le masse.

Obbiettivo numero uno: acchiappare più spettatori possibile; obbiettivo numero due: trasformarli in perfetti consumatori. In generale tutti i detti media, con la televisione in testa, sono sostanzialmente passivi, rispetto all'utenza, di contro alla Rete che, invece, permette un uso attivo, intrecciato e ad amplissimo raggio.

Con l'avvento di Internet l'economia mondiale è cambiata passando dal dominio dei beni materiali a quello delle esperienze e delle relazioni attuate attraverso il cyberspazio, le quali rimodellano il senso anche delle risorse concrete, annullando i confini geografici tra le varie popolazioni.

La sentenza anticopyright riporta questa rivoluzione là dove afferma: "Nell'età dell'accesso si passa da relazioni di proprietà a relazioni di accesso.

Quello di proprietà privata è un concetto troppo ingombrante per questa nuova fase storica dominata dall'ipercapitalismo e dal commercio elettronico, nella quale le attività economiche sono talmente rapide che il possesso diventa una realtà ormai superata" .

La smaterializzazione delle merci riconfigura il rapporto fra l'impresa e l'individuo che diventa centro e motore primo nella nuova produzione delle merci stesse. Secondo Rees Mogg attraverso la Rete l'individuo riuscirà sottrarsi al controllo dello stato, così vendendo prodotti e servizi liberamente sul mercato globale e dando luogo a un "friction free capitalism".

Verrà, soprattutto, decoventrizzato il mostro numero uno del logos del dominio nel campo della diffusione dei beni materiali e immateriali: il distributore.

Il distributore che attualmente determina la piramide economica quanto alla forza dei produttori e dei creatori, di contro all'Internet che, permettendo la diffusione diretta del sapere e la richiesta immediata dei beni materiali alla fonte con spedizione diretta nel cyber o nell'ulespazio, consentirà di creare il mondo della diffusione sferica dei prodotti tra le genti.

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Nella nuova economia della conoscenza reticolare, che si sostituisce a quella vecchia delle merci materiali, uno stato si può definire realmente democratico se consente un eguale accesso alle fonti di produzione del benessere materiale e spirituale, tra cui sono da ricomprendersi gli ultimi arrivati: i beni digitali. "La parola d'ordine è ovviamente interazione. (...)

Se vogliamo restare liberi dobbiamo far sì che il diritto di possedere elaboratori di dati digitali diventi inalienabile quanto la libertà di parola e di stampa garantiti dalla Costituzione".

Per creare un mondo di veramente uguali e liberi è necessario, allora, sostituire il socialismo cultural-digitale, ovvero il cybersocialism, all'attuale "capitalismo culturale". Infatti in questa deleteria dimensione il vantaggio competitivo è dato dal "capitale intellettuale", cioè da una spiccata capacità nella comunicazione che - allo stato - aumenta la povertà dei paesi del terzo mondo, già handicappati a livello materiale e ora indeboliti vieppiù dalla mancanza di accessi digitali.

Oggi negli stati pseudodemocratici le sperequazioni sociali ed economiche spesso si traducono in ineguale distribuzione delle risorse della comunicazione, la digital divide, che comporta, con l'accesso ineguale alle reti ed alla conoscenza, nuove forme di alienazione e di esclusione sociale.

La verità è che il libero scambio di informazioni, più facile e rapido grazie a Internet, è visto come una minaccia da parte dei governi che non considerano la libertà di pensiero un caposaldo dei diritti dei propri cittadini.

Oggi i nuovi ricchi sono quelli in grado di accedere alla Grande Rete, mentre tutti gli altri sono tagliati fuori, espropriati del presente e del futuro.

Nella New Economy non è più importante distinguere tra chi è proprietario di qualcosa e chi non possiede nulla, quanto tra chi ha accesso al cyberspazio e chi non ce l'ha .

Ciò almeno in nuce, anche se poi pure la Rete è soggetta a disparità tra la forza dei colossi e quella dei microbi, livellata comunque dalla capacità dei motori di ricerca di raggiungere qualunque informazione anche nei siti più piccoli.

Nel campo delle nuove tecnologie informatiche, in rapporto soprattutto ai costi del materiale e delle connessioni, gli hacktivisti professano che devono essere garantiti ad ognuno alcuni requisiti per poter parlare di reale diritto d'accesso e precisamente:

1. La possibilità di acquisire l'hardware e il software necessario per utilizzare gli strumenti della comunicazione digitale.

2. L'accesso a connessioni di tipo rizomatico e non gerarchico, che permettano effettivamente di accedere a tutta l'informazione esistente in rete e di comunicare con tutti coloro che utilizzano la rete senza essere penalizzati da una connessione lenta o da una limitazione all'accesso delle risorse in rete.

3. La disponibilità di hardware e di software adeguati a fruire di tutte le risorse presenti in rete.

4. L'accesso alla formazione necessaria per riuscire a sfruttare tutte le risorse degli strumenti della comunicazione digitale .

Si tratta, quindi, di fornire la gente di computer e software liberi attraverso una politica di abbattimento dei costi delle macchine, di riassemblaggio e riutilizzo di hardware non recenti, di distribuzione dei programmi nelle scuole e nella pubblica amministrazione.

Bisogna, inoltre, garantire con corsi e altre iniziative una reale alfabetizzazione informatica degli utenti, elemento chiave per un paritario accesso ai nuovi strumenti tecnologici, senza penalizzazioni derivanti dal ceto, dalla razza, dal sesso, da handicap o altro.

Per questo è considerato importante ribaltare la tendenza in atto a fornire software sempre più "amichevoli", che non favoriscono la possibilità di comprenderli e di usarli nel modo che è più consono alle modalità cognitive e agli scopi degli individui.

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Una forma espressiva peculiarmente politica e adatta alla compartecipazione è la rete civica in cui, indipendentemente da chi la promuove, tutti i soggetti che la animano sono ugualmente legittimati ad accedere ai suoi servizi ed a proporne di propri. "Qualsiasi forma di partecipazione presuppone l'informazione e la conoscenza della realtà cui si partecipa, sia essa una mera discussione o una deliberazione.

Il modo in cui si sviluppa il flusso della comunicazione, dall'acquisizione dei dati fino alla loro trasformazione in conoscenza condivisa, è quindi questione centrale rispetto al tema della partecipazione".

La rivoluzione sociale attuabile attraverso la telematica fu già teorizzata e sperimentata in nuce negli anni Settanta. Nel 1971 Felsenstein, operando nell'ambito del Collettivo Resource One di San Francisco, avviò il Community Memory Project, "il primo progetto di telematica sociale del mondo (...) che consisteva nel mettere a disposizione nelle strade e in luoghi ad alta frequentazione giovanile dei terminali di computer collegati in rete a un grosso sistema, regalato dall'università perché obsoleto".

Successivamente, nel 1972, sorse in America un'organizzazione no profit che, sulla base del principio generale del Power to the People, cercava di mettere i computer a disposizione delle persone: era la People's Computer Company (PCC).

Il fondatore, Bob Albrecht, promosse l'uso del computer nella lotta contro i poteri burocratici dell'epoca. Sulla copertina del primo numero della rivista "People's Computer Company" (ottobre 1972) si affermava esplicitamente la necessità di usare i computer per liberare le persone, mentre gli articoli fornivano una chiara descrizione della computer revolution, dichiarando: "I computer per lo più vengono usati contro le persone, invece che a loro favore. Usati per controllarle, invece di LIBERARLE.

E' il momento di cambiare tutto ciò, abbiamo bisogno di una People's Computer Company" . Nel 1986 Tom Grundner diede vita a uno tra i più significativi casi di reti civiche. Si tratta della Freenet, la Community Network di Cleveland, in grado di fornire gratuitamente informazioni e aree di discussione a carattere locale ma anche accesso a servizi base Internet (newsgroups ed e-mail).

Da quella rete (che oggi conta 50 mila iscritti) hanno cominciato a nascere molte altre Freenet nel mondo. Il 1 maggio del 1993 nasceva ad Amsterdam il sito xs4all grazie all'incontro degli editori di Hack Tic, R. Gonggrijp e P. Jongsma con F. Rodriquez di Utopia BBS, una bbs di hacker olandesi, C. Bosman ed il contributo di M. Lewis dell'Università di Amsterdam.

Il nome "xs4all" è un acronimo inglese che stava ad indicare proprio "accesso per tutti", vale a dire quello che è sempre rimasto il principio base del sito . In quell'ambito sorgeva nel gennaio del 1994 De Digitale Stad (La Città Digitale alias DDS), con l'obiettivo di portare i politici ed i cittadini insieme in una comunità on-line. In Italia, dopo la creazione di reti civiche a Bologna, Firenze, Roma, nella primavera del 1996 nacque il sito web "Isole nella Rete", trasferendo in Internet i principali contenuti della rete E.C.N. e le sue maggiori aree messaggi, poi riconvertite in mailing list.

Nel documento che introduce il sito si legge: "Il progetto di 'Isole nella Rete' nasce dalla volontà di costruire uno spazio di visibilità su Internet che metta in relazione, tra di loro e con tutto il popolo della rete, i soggetti attivi nel mondo dell'autogestione.

Siamo infatti convinti che le trasformazioni produttive e sociali avvenute in questi anni (effetto di quella che è stata chiamata la Terza Rivoluzione Industriale) abbiano posto al centro dei giochi la comunicazione e reso di strategica importanza l'accesso, libero e indipendente, ai mezzi di comunicazione che innervano il globo. Siamo convinti di questa necessità da prima che gli accessi a Internet diventassero possibili nel nostro Paese.

Non a caso questo progetto è nato all'interno di quelle realtà, più o meno limitrofe ai centri sociali autogestiti, che in questi ultimi anni hanno lavorato sugli strumenti di comunicazione alternativi, si trattasse di BBS, di radio libere o riviste di movimento.

Molte altre realtà, in Italia e nel resto del mondo, stanno realizzando progetti simili al nostro e ci auspichiamo che, nelle similitudini e nelle differenze, possa nascere una rete di collaborazione, una rete nella rete delle reti" .

A livello internazionale si sono creati movimenti per contrastare le povertà digitali, come la Ict Task Force chiesta da Kofi Annan, e la Dot Force, cioè la Digital Opportunity task Force proposta al G8 di Okinawa, sinora con scarsi risultati. Esito evidente per l'esistenza di stati come la Cina, l'Iran, Cuba, l'Indonesia dove la censura invade tutti i media per motivi di sicurezza nazionale. D'altro canto la stessa America, democratica a chiacchiere, continua a portare avanti la sua politica colonizzatrice fondata sull'"imperialismo dei media" ovvero sulle imprese dei media che supportano l'espansione delle corporazioni transnazionali (TNCs) e sono parte di un nuovo complesso militare-industriale e delle comunicazioni.

Quella politica fu contestata nell'ambito del progetto NWICO, portato avanti nel 1976 dal Non Aligned Movement e dall'Unesco, attraverso una proposta per la realizzazione di un New World Information and Communication Order (NWICO). Nella proposta, cui partecipò anche il fondatore di Amnesty International e Premio Nobel S. MacBride veniva fatta notare la stretta relazione esistente tra l'informazione e il dominio culturale ed economico verso il sud del mondo.

La critica specifica alla dominazione del flusso delle informazioni da parte degli americani, portò gli Stati Uniti nel 1985 ad abbandonare l'Unesco per poi rientravi un paio d'anni dopo, con l'avvento del nuovo più morbido Direttore Generale, lo spagnolo F. Mayor eletto nel 1987, che prenderà le difese della "libera circolazione delle informazioni" dichiarando che l'Unesco è una "casa delle libertà" .

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La vera rivoluzione nei confronti dell'informazione asservante o pseudolibera viene dallo stesso world wide web al cui interno si grida oggi: "Grande fratello della rete non ci fai più paura!". I controlli o le censure su Internet possono essere bypassati grazie a numerosi progetti anti-censura che sfruttano il classico sistema peer-to-peer. Si tratta di una specie di Napster che anziché valorizzare la libertà della musica in rete, promuove la libertà di cyberessere tout court. Libertà di navigare in siti vietati per motivi politici o di leggere giornali online, il cui accesso è stato negato da Stati a regime totalitario.

Questo sistema, inoltre, è tale da garantire una navigazione completamente anonima. Basta installare un client che verifica quale sia lo stato del computer (normale, sotto firewall o censurato) e ogni pc diventa il mezzo per diffondere le pagine che in qualche Stato sono bloccate. Servizi di questo tipo si stanno diffondendo a macchia d'olio.

Contro ogni gestapo digitale si sono mossi gruppi come quello del Culto della Vacca Morta con la creazione del software Peeak-a-booty in grado di consentire a chiunque di pubblicare le proprie informazioni sul web, aggirando qualsiasi controllo messo in atto dalle polizie sui server nazionali e presso i provider che forniscono l'accesso Internet al grande pubblico.

Come funziona? Dopo aver installato un software apposito, anche i contenuti ritenuti sovversivi e, quindi, banditi dalla rete possono essere visualizzati in tutto il mondo.

Il sistema ricorda il progetto Seti@home che utilizza la potenza di calcolo dei computer connessi in rete per studiare eventuali presenze extraterrestri. Peek-a-booty sfrutta la connettività e la potenza non utilizzata dei pc (per esempio quando sono in stand by) per rendere la rete più libera.

Un'altra risposta alla censura su Internet è rappresentata da "Triangle boy", un programmino peer-to-peer gratuito che chi vuole può scaricare sul proprio pc in modo da consentire il superamento del blocco da parte dei filtri dei firewall alle libere informazioni.

Gli autori del programma, della società SafeWeb, sostengono che in questo modo nessuno può effettivamente bloccare l'accesso a qualunque sito web. E c'è chi si spinge oltre.

Un programma per destabilizzare le dittature è online sul sito Hacktivismo.com. Camera/shy utilizza le tecniche steganografiche e la criptatura AES-256bit per condividere informazioni nascoste in immagini gif o jpg .

Il sistema solidale più semplice è, comunque, il mirroring, ovvero una sorta di specchi riflettenti a catena che consentono di ripetere ad libitum immagini e contenuti di siti bloccati da interventi repressivi.

Nel marzo del 2000 in solidarietà contro la censura del sito spagnolo di Nodo 50 vennero realizzati diversi mirror di tale sito in Italia.

Concludendo è evidente che la libertà dell'uomo, la sua eguaglianza reale passa attraverso la fratellanza internettiana.

Questa fratellanza è stata annunciata nella sentenza anticopyright che sottende un nuovo principio metacostituzionale: il prevalere del Sapere sull'Economia.
 
Ed oggi il Sapere dei Saperi è Internet. Solo attraverso il cyberspazio iperaperto, che è comunicazione galattica, sarà possibile compiere quel grande salto di qualità che permetterà di realizzare in concreto, e non a chiacchiere costituzionalizzate, i principi della Rivoluzione Francese per realizzare l'Utopia dell'Uomo Libero, Eguale e Fraterno.

Si allegano: 1)G. FRANCIONE, DECALOGO DAL MANIFESTO "IPERTRANSAVANGUARDIA DEL MEDIOEVO ATOMICO"(POI ANTIARTE 2000)pubbl. sulla rivista Dismisura(Anno XXV, n° 115-117 gennaio 1997), p. 108 . 2)DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'ARTE(DUDDA) firmata al Museo del Cinema di Roma Via Portuense 101 l'11 novembre 2002 pubbl. su http://www.antiarte.it ALLEGATO 1 DECALOGO DAL MANIFESTO "IPERTRANSAVANGUARDIA DEL MEDIOEVO ATOMICO" 1)La "IPERTRANSAVANGUARDIA DEL MEDIOEVO ATOMICO" è stata annunciata dal drammaturgo Gennaro Francione, ma la sua esistenza era già nell'aria. 2)Il movimento si prefigge un scopo artistico, primario, l'ANTIARTE ATOMICA, e uno politico, secondario, e comunque strumentale al primo, precedendolo dal punto di vista energetico per la realizzazione dello Stato Estetico. 3)Dopo il fallimento delle rivoluzioni mondiali, la rivoluzione dello stato ad opera dell'arte è l'ultima rivoluzione predicabile. La meta finale è preparare il trapasso nell'Uomo Neorinascimentale Totale del Terzo Millennio via Internet. 4)L'Artista tende all'ANTIARTE ATOMICA, ovvero l'arte come fine della vita sinallagmatica alla fine dell'arte nella vita. L'arte è l'unica forma di salvezza per l'uomo nel caos dei valori e delle tecnologie e degli sballi artificiali del Medioevo Atomico. 5)La metodologia dell'ANTIARTE ATOMICA è innovare ed esplorare nuovi linguaggi, partendo dal presupposto che compito dell'artista, avvalendosi dei nuovi sistemi informatici, ipertestuali e internettiani, è di fare arte per distruggerla in infinite nuove forme attraverso l'alchimia, la chimica, la fisica metaforizzate in chiave estetica. 6)L'ANTIARTE ATOMICA è arte-link, ipertestuale, formata da nodi di reticolati attraverso cui è possibile ristrutturarla all'infinito, cambiando il nodo, alias l'angolo di visuale nel piccolo fiume-lago computeristico privato come nel grande Oceano di Internet. 7)L'Autore è solo il portavoce di cronache artistiche vissute e scritte in quel grande serbatoio cosmico che è l'Akasha e di cui l'Internet è un modello vivente. Essere privilegiati nell'usufruirne significa avere solo il mero possesso(detentio) delle forme artistiche iperuraniche, senza che chicchessia possa vantare alcuna proprietà né assoluta né relativa sul prodotto. 8)L'iper-finito implica una rivoluzione etica che sarà propria dell'Uomo Neorinascimentale del 2000. Egli passerà dall'Egotismo delle forme letterarie prima del Medioevo Atomico di transito alla neoapertura internettiana mettendo a disposizione dell'Uomo Globale il suo esserci come scrittore. 9)Il target di fondo dell'azione politica degli artisti è l'Arte al Potere. Nell'immediato il target del movimento è la conquista del potere artistico nel mondo, con mezzi pacifici, gandhiani e democratici, attuati con tutti i media e soprattutto via Internet. Le fonti di produzione artistica e i relativi finanziamenti, dovranno esseri messi nelle mani degli artisti puri e sottratti agli attuali mestatori di merda-arte per creare lo Stato Estetico. 10)Il movimento dell'ANTIARTE ATOMICA cambierà le Costituzioni Democratiche per fondarle non sul lavoro ma sull'ozio creativo. Lo Stato Estetico si fonda sul Diritto all'Ozio e sulla lotta contro il Lavoro Meccanico, che va delegato alle macchine non umane. Infatti l'otium è il padre della civiltà umana, mentre il lavoro dei robot è figlio delle tenebre. Il lavoro materiale obbligatorio non dà progresso spirituale. E' quello coltivato in libertà, senza doveri che fruttifica. In attesa dell'avvento totale dele macchine il lavoro coatto va ridotto per ciascuno ai minimi termini, garantendo comunque a ciascuno il diritto di sopravvivenza dignitosa. Nota: Il presente decalogo per la natura stessa dell'ANTIARTE ATOMICA rappresenta una traccia modificabile ad infinitum. PROCLAMA Artisti di tutto il mondo, riunitevi via Internet! ALLEGATO 2 DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'ARTE(DUDDA) firmata al Museo del Cinema di Roma Via Portuense 101 l'11 novembre 2002 Preambolo considerato che ogni creativo ha i propri diritti; considerato che il primato dell'arte e della cultura sull'economia rende la tutela del diritto all'arte e al sapere dell'uomo prioritaria di fronte ad ogni altro interesse materiale ed economico; considerato che il riconoscimento da parte della specie umana del diritto alla creatività e al sapere, fondato su Liberté, Egalité, Fraternité, costituisce il fondamento della coesistenza della vita nel Mondo; considerato che un concreto diritto di accesso all'arte e alla cultura - inteso in rafforzativo quale diritto a non essere esclusi - è fondamentale per l'elevazione dell'Uomo, il che si realizza sostituendo l'attuale modello gerarchico a Piramide della società con la nuova struttura Sferica di platonica memoria; considerato che all'autore dell'opera, portavoce del sapere e dell'arte espresse in nome dell'Uomo in Grande, va riconosciuto il diritto morale d'autore e solo un limitato diritto di sfruttamento commerciale, ciò al fine di conciliare la creatività individuale col diritto economico e morale di ciascuno di usufruire della sua opera; considerato che la primarietà dell'arte sull'economia comporta l'affermazione di un diritto incondizionato all'espressione e all'informazione senza che alcuna censura possa essere praticata; considerato in particolare che l'educazione alla creatività e al sapere è il fondamento della disciplina della nuova infanzia affinché impari a osservare, a comprendere, a rispettare e amare il Mondo in uno spirito di libera eguaglianza, gratuità e solidarietà delle opere; Considerato, infine, che l'Utopia del Nuovo Mondo è realizzabile soprattutto attraverso Internet e va coltivata sostituendo al modello dell'Uomo Burocrate la figura dell'Uomo Artista. SI PROCLAMA Articolo 1 Il Mondo è una Repubblica Democratica, fondata sull'Arte. La sovranità appartiene agli Artisti e al Popolo, che la esercitano nelle modalità indicate nella Carta. Articolo 2 Il Mondo riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'Uomo Artista, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità. Articolo 3 Gli Artisti nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi diritti all'esistenza estetica, senza nessuna distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali anche in relazione alla qualità delle opere tutte di pari dignità. E' compito del Mondo rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà, l'eguaglianza, la fratellanza degli Artisti, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti gli Artisti all'organizzazione politica, economica e sociale del pianeta. Articolo 4 Ogni Artista ha diritto al rispetto. L'Artista ha il diritto di svolgere, secondo le proprie capacità e la propria scelta, un'arte che concorra al progresso spirituale della società. Il Mondo riconosce a tutti gli Artisti il diritto al riconoscimento della loro opera e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Articolo 5 L'arte e il sapere sono liberi e gratuiti, essendo consentite solo limitate eccezioni alla gratuità con prezzi comunque accessibili al popolo e particolarmente all'infanzia. Articolo 6 All'autore dell'opera è riconosciuto il diritto morale d'autore e il mero possesso a nome altrui(detentio) delle forme artistiche, con un ridotto diritto di sfruttamento commerciale, senza che chicchessia possa vantare alcuna proprietà assoluta sul prodotto artistico. Ogni limitazione posta all'arte e alla cultura dall'homo oeconomicus a fini puramente mercantili costituisce un attentato all'arte e al sapere dell'umanità. Articolo 7 Tutti hanno pari diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione senza alcuna repressione penalistica di tale facoltà. La pubblicazione di opere, la stampa, la televisione, internet e ogni altro media diffusivo dell'arte e del sapere non possono essere soggette ad autorizzazioni o censure. Articolo 7 Gli Artisti e il Popolo hanno uguale, concreto e incondizionato diritto di accesso ai media pubblici e privati, tutti compresi e nessuno escluso, da garantire in ogni caso col sistema della rotazione. Articolo 8 Gli Artisti hanno diritto all'equanime ripartizione delle sovvenzioni pubbliche da garantire in ogni caso col sistema della rotazione. Il Mondo riserva trattamenti privilegiati ai Mecenati che privatamente e in maniera equanime sovvenzionino l'attività artistica. Articolo 14 Gli artisti hanno il diritto alla Fratellanza e alla Cooperazione, attuata attraverso associazioni di mutuo soccorso col compito di garantire la loro vita materiale e spirituale. Le associazioni di protezione e di salvaguardia degli Artisti devono essere rappresentate a livello governativo. Articolo 15 L'Artista ha un unico dovere fondamentale: l'Uomo.

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