| /* IL MONDO DEGLI HACKER */ di Paolo "Lo-Rez" Simonazzi
 
 
 Se ne sente parlare nei telegiornali, sono citati su Internet e 
      nei film, c'è perfino un filone della fantascienza, il cyberpunk, di cui 
      sono gli ideali portabandiera. Magari vi è anche capitato di entrare in 
      contatto con qualcuno di loro. Ma chi sono questi hacker? Be', se li conoscete esclusivamente per tramite delle già citate fonti, 
      è probabile che l'idea che ve ne siete fatti sia, ad essere ottimisti, 
      confusa. Questo scritto tenterà di darne un ritratto più preciso, con 
      l'unica ambizione di muovere la curiosità di almeno qualcheduno di Voi 
      lettori: nella speranza che decida di consultare più specifiche ed 
      approfondite fonti. La bibliografia a fondo articolo fornisce qualche 
      spunto in questo senso. Inoltre, chi scrive desidera scusarsi da subito 
      per il numero esorbitante di occorrenze della parola "hacker", usata 
      talvolta come sostantivo, talvolta come aggettivo o avverbio; ma, capirete 
      più avanti perché, trovare in italiano un efficace sinonimo del termine 
      inglese è operazione complessa. Ad ogni modo, in sostituzione del sostantivo "hacker" troverete 
      talvolta "computer-geek" o "techno-nerd". Forse il modo migliore di accostarsi alla cultura hacker è sfatarne 
      qualche luogo comune: 1) Gli hacker non sono nati con i computer o con Internet. I computer 
      ed Internet hanno contribuito a fare degli hacker quello che sono oggi, 
      certo, ma l'hacking in sé esiste da sempre. D'altra parte l'avvento delle reti informatiche è stato il 
      catalizzatore che ha accelerato significativamente il processo di 
      formazione di questa sottocultura pop, e la programmazione è diventata da 
      subito il cardine attorno a cui ruota tutto l'essere hacker. 2) Gli hacker non commettono (in genere) reati informatici. Non sono 
      infatti gli hacker ad entrare nei database privati, a leggere la posta 
      elettronica altrui, a creare e diffondere virus informatici o ad eseguire 
      sabotaggi vari a danno di siti e sistemi di rete. Il termine corretto per designare chi commette reati di questo tipo è 
      invece "cracker", anche se esistono termini specifici per ciascuna sotto 
      categoria (come "warez d00dz", "vXers", ecc... particolarmente strambi 
      sono i nomi dei creatori di vari tipi di virus). Al contrario, un hacker tende a guardare con disprezzo, odio e 
      compatimento la sua nemesi, il cracker; da un lato perché è opinione 
      comune, nell'ambiente, che i cracker abbiano capacità di programmazione 
      relativamente mediocri, dall'altro perché (anche a causa della 
      disinformazione ed alla semplificazione operata dai mass-media, che 
      assimilano le due categorie) la reputazione degli hacker viene gravemente 
      lesa dalle bravate dei cracker. Esistono, in realtà, molti altri motivi di contrasto. Tra questi vi è 
      il fatto che, agli occhi degli hacker, la maggior parte dei cracker sono 
      adolescenti frustrati e privi di una soddisfacente vita sociale (il 
      classico nerd, insomma) che si sentono in dovere di dimostrare il loro 
      valore con atti clamorosi quanto infantili... Ma questa è un'altra 
      storia.[ Top ] /* Hackerdom */ La cultura hacker è un variopinto agglomerato che riunisce le 
      persone più diverse da ogni parte del mondo (in particolare dagli USA, ma 
      anche dal Canada, dai paesi nordici e dal sud est asiatico). La comunità 
      ha preso coscienza di sé solo in tempi relativamente recenti: ovvero solo 
      da quando coloro che possedevano la propensione all'hacking sono 
      naturalmente confluiti nell'ambiente che sembrava fatto su misura per 
      loro, quello delle reti informatiche. All'inizio (circa 3-4 decadi fa) i 
      partecipanti alle varie BBS - quasi esclusivamente studenti, professori e 
      ricercatori universitari - si incontravano semplicemente perché 
      condividevano interessi comuni, fino a quel momento sviluppati 
      individualmente ed inconsapevolmente; finche un giorno, guardandosi 
      attorno e distogliendo per un istante la loro attenzione dalle cose hacker 
      che erano occupati a fare, si accorsero di essere ormai una popolosa 
      tribù: popolosa ed "attraente", dato l'afflusso ormai costante di 
      aspiranti "nuovi membri" (_hacker-wannabe_).
 Solo col tempo, quindi, è sorta la coscienza di appartenere a una vera 
      e propria sottocultura, con radici e valori comuni riconosciuti dalla 
      collettività. Siccome i computer-geek sono gente intraprendente, in breve tempo da 
      quel primo, ormai leggendario, nucleo si sviluppò una comunità online con, 
      codificati, i proprio luoghi di ritrovo ed i propri usi e costumi. Quando, all'inizio degli anni '80, i computer diventarono Personal 
      Computer ed iniziarono a diffondersi come qualsiasi elettrodomestico, 
      finirono per sempre i "giorni dell'innocenza"; essere hacker da allora è 
      diventato un processo tutt'altro che spontaneo, soggetto a mode e indagato 
      in saggi socio psicologici. Ciononostante, essere hacker richiede oggi, 
      non meno di allora, dedizione e passione sincera.[ Top ] /* Jargon File */Siccome gli hacker sono gente creativa, il materiale disponibile 
      relativo alla tradizione, al gergo e alla mitologia della cultura hacker è 
      cresciuto ad un ritmo impressionante, raggiungendo una mole sorprendente 
      per una cultura relativamente giovane. Il gergo hacker in particolare ha 
      una straordinaria ricchezza e profondità, e il suo grado di padronanza è 
      indice infallibile dell' "hackishness" raggiunta da un individuo. Questo 
      gergo vivacissimo ed ironico -da non prendere mai davvero sul serio, 
      sebbene venga coltivato come un testo sacro (nella forma del Jargon File)- 
      è basato sull'inglese della costa ovest degli Stati Uniti, infarcito con 
      termini tecnici, neologismi ed acronimi, ed è la guida più efficace per 
      addentrarsi dell'universo hacker. Il gergo è il principale elemento di coesione degli hacker, e 
      costituisce più un metodo di identificazione che un ostacolo per impedire 
      l'entrata a chi aspira a divenire membro della comunità o un 
      linguaggio-barriera in codice per rendere incomprensibili i propri 
      discorsi agli estranei. Anzi, spesso il fatto che i non-hacker non riescano ad apprezzare le 
      sue sottigliezze espressive, è per gli hacker fonte di frustrazione e 
      avvilimento. Nondimeno, il gergo hacker è necessario per porre rimedio alle lacune 
      del vocabolario tradizionale, per ciò che riguarda il descrivere i più 
      intimi aspetti dell'essere hacker, e per ciò che riguarda l'informatica e 
      l'elettronica. Il Jargon File è il documento che raccoglie in forma di dizionario 
      ipertestuale questo gergo, ed alcune delle sue varie versioni sono state 
      anche pubblicate in forma cartacea. Esso è ovviamente in continua 
      evoluzione (perché in continua evoluzione è il linguaggio parlato da cui 
      deriva), ed è mantenuto pubblicamente dall'intera comunità.[ Top ] /* Fiction */ Quando sentite la parola "hacker", qual è 
      la prima cosa che vi viene in mente?
 Se state leggendo questo scritto, probabilmente sarà qualcosa di 
      estremamente _cyberpunk_. In effetti William Gibson con il suo 
      _Neuromante_ ha contribuito notevolmente a far entrare il termine 
      "hacker", e quanto vi è connesso, nella cultura popolare; ma è bene 
      rendersi conto che gli hacker come sono presentati nei libri di Gibson 
      sono, appunto, personaggi romanzati, _fiction_, e non sono aderenti agli 
      hacker _veri_ più di Indiana Jones ai professori di archeologia. Gli 
      hacker di Gibson sono romantici cowboy delle Reti, decadenti e noir, e 
      oltretutto le loro gesta sono più tipiche dei cracker, come si è già 
      puntualizzato. Queste figure spesso hanno poco o nulla a che fa con la 
      programmazione tradizionale, e ciò che fanno appare più un hobby o 
      un'attività poco convenzionale piuttosto che un vero mestiere. Gibson del 
      resto non voleva e _non poteva_ fornire un ritratto realistico della 
      comunità hacker, perché essa a quell'epoca era ancora agli albori, e 
      considerata la velocità con cui si evolve questa scena, nessuno poteva 
      immaginare cosa sarebbe diventata qualche anno più tardi. Obiettivamente 
      Gibson ha fatto davvero un ottimo lavoro, e il fatto che gli hacker veri 
      sono tutt'altra cosa dai suoi personaggi non è certo un difetto delle sue 
      opere... dopotutto sono _libri di fantascienza_. Anzi, il cyberpunk ha avuto un'influenza tanto forte sui techno-nerd, 
      quelli in carne ed ossa, da suscitare addirittura un desiderio di 
      emulazione nei confronti dei personaggi immaginari ritratti in quei 
      romanzi. Si è tentato in un certo senso di realizzare concretamente la 
      visione del cyberpunk, interpretando i ruoli di quegli hacker immaginari, 
      recitando sui copioni di Gibson, Sterling e degli altri autori della scena 
      cyberpunk. Tuttora gli hacker si divertono ad agire in questo modo, e 
      questo costituisce una delle loro principali fonti di auto ironia: l'auto 
      ironia che è proprio qualcosa di cui gli hacker sembrano non poter fare a 
      meno. Poi è arrivato Neal Stephenson. Stephenson rappresenta il procedimento 
      esattamente opposto, ed è considerato l'alter ego di Gibson nell'Olimpo 
      della letteratura hacker. Invece di romanzare su personaggi inventati, 
      Stephenson, computer-geek egli stesso, è il bardo degli hacker veri, è il 
      supremo cantore della loro cultura, dei loro miti e delle loro 
      leggende. Il suo primo libro significativo, Snow Crash, rientra anch'esso in un 
      contesto cyberpunk, che però stavolta è sviluppato nell'ottica hacker; 
      personaggi e situazioni sono modellati secondo il gusto e la cognizione di 
      causa di un autentico computer-geek. Il futuro descritto nel libro è 
      apocalittico e pessimista, secondo le definizioni dei termini che potrebbe 
      dare un hacker: i programmatori sono ridotti a operai in una catena di 
      montaggio del software che non richiede più intuito e abilità, dove non 
      c'è più spazio per l'originalità; il nucleo originario degli hacker, che 
      da solo sviluppò il Metaverso (Internet del futuro) si è ritirato in 
      disparte, nel "Sole Nero", disgustato dall'invasione della massa affluita 
      in rete grazie a tecnologie sempre più immediate e _user-friendly_. Il 
      protagonista si auto definisce "l'ultimo hacker freelance", con orgoglio e 
      nostalgia. E' interessante notare che in Snow Crash Stephenson utilizza il 
      termine "hacker" come esatto sinonimo di "programmatore": probabilmente 
      ciò è dovuto al fatto che l'intera opera ha un carattere esasperato e 
      compiaciuto, e i tratti tipici della cultura hacker sono esaltati 
      grossolanamente, in modo molto "trash". Questa tendenza è evidente 
      soprattutto nel protagonista, che oltre ad essere un eccelso programmatore 
      è anche un grande samurai - sia nella realtà che virtualmente - e si trova 
      in testa alla classifica di un videogioco planetario (le arti marziali 
      sono un'altra fissazione degli hacker, come si vedrà più avanti). Cryptonomicon, attualmente l'ultima opera di S., è un affresco 
      monumentale di tutto ciò che significa essere hacker. Esso è sicuramente 
      il testo di narrativa più importante (e divertente) per chi voglia farsi 
      un'idea, tra le altre cose, della Scena hi-tech nord-californiana e della 
      gente che la popola, oltre che delle origini dei moderni computer. Il 
      protagonista, Randy, è dotato di quel misto di mentalità 
      ingegneristico/matematica, genio artistico, pura fantasia e difficoltà a 
      rapportarsi con il prossimo tipico di ogni hacker. Randy è un esperto di 
      sistemi Unix, come si confà ad ogni rispettabile techno-nerd del presente; 
      il libro presenta anche la figura di un hacker ante litteram. Si tratta di 
      un geniale crittografo, che nella finzione è collega di A. M. Turing e che 
      durante la seconda guerra mondiale contribuisce alla creazione dei 
      calcolatori elettronici.  Per quanto riguarda il cinema, va detto che 
      gli hacker non sono stati, tutto sommato, così fortunati come nella 
      letteratura (almeno fino ad oggi). C'è un film del '95 che si intitola 
      ingenuamente _Hackers_, ma su di esso è meglio sorvolare. Per il resto non 
      esistono film che abbiano rappresentato in modo convincente la cultura 
      hi-tech contemporanea... con un'eccezione. _The 
      Matrix_ si presta a molte interpretazioni, ma una delle sue componenti 
      fondamentali ha senza dubbio radici hacker.
 Il protagonista, Neo, è essenzialmente un super eroe hacker. Nella 
      prima parte del film è uno di quei programmatori frustrati che paventa 
      _Snow Crash_: ha un lavoro poco interessante, confinato in un "cubo", in 
      mezzo ad altri colletti bianchi (in gergo detti "drones"). Di notte, forse 
      per desiderio di rivalsa, forse semplicemente per mettere all'opera le sue 
      capacità non pienamente sfruttate sul lavoro e per liberare la propria 
      passione per i computer, Neo compie "ogni reato informatico per cui c'è 
      una legge", comportandosi di fatto da cracker. Nella seconda parte del film, però, Neo apre gli occhi e inizia a 
      vedere la realtà per ciò che è, diventando di fatto una sorta di 
      Über-hacker: maestro di ogni arte marziale, con un look aggressivo e 
      futuristico, è in grado di manipolare la Realtà stessa come fosse un 
      software, trasferendo le sue abilità, prima confinate dietro un monitor, 
      nel mondo che lo circonda. E non è questo il sogno supremo di ogni hacker? [ Top ] Passando alle serie tv, i Lone Gunmen di 
      _X-files_ 
      possono senz'altro essere considerati hacker. Hanno dimestichezza con la 
      tecnologia e senso dell'umorismo; amano la fantascienza e sono convinti 
      che ce ne sia un po' anche in questo mondo; sono attivi sulla scena di 
      Internet; giocano ai videogiochi (come è mostrato nelle puntate scritte da 
      Gibson), e sono in generale tipi anomali. In effetti i tre membri del 
      gruppo rappresentano i tre principali modi di essere hacker: si va da tipi 
      coi capelli lunghi e una passione per le armi da fuoco fino a uomini in 
      giacca e cravatta timidi ed occhialuti, passando per chi è semplicemente 
      "freak".
 /* Forum */ La Rete è il regno degli hacker, anche se molti di essi si 
      sentono attualmente re in esilio. Un tempo aveva accesso ad una rete 
      informatica (NOTA: si trattava di strutture molto diverse da quelle a cui 
      siamo abituati oggi) solo chi davvero lo _meritava_: le competenze 
      tecniche richieste erano notevoli, e l'esperienza in sé non era certo 
      allettante come oggi... Occorreva passione vera, magari ossessiva, e una 
      certa conoscenza dei sistemi di rete (oggi superflua grazie al supporto 
      dei Fornitori di Servizi Internet).
 Oggi quindi gli hacker sono corpuscoli dispersi in un mare di utenti 
      comuni, e restano solo poche roccaforti dell'originale concetto di Rete. 
      Una di queste è Slashdot.org. Slashdot ("barra-punto", un riferimento al sistema Unix; gli hacker 
      spesso sostituiscono il nome per esteso con i caratteri '/.') è il 
      corrispettivo reale del "Sole Nero", il locale descritto in Snow Crash; 
      Slashdot è il Saloon in cui entrare sbattendo i battenti preceduti dalla 
      propria fama di pistolero più veloce del west (o di comune ladro di 
      bestiame). Slashdot è un club elitario, in cui i rapporti sociali sono 
      basato sul merito, anche se aperto a chi voglia semplicemente curiosare un 
      po' in giro (a patto, però, che non ci si aspetti gran rispetto da parte 
      degli avventori abituali). E' il ritrovo di veterani dell'hackeraggio, 
      così come di hacker-wannabe e di chi ne ha solo sentito parlare, si è 
      incuriosito, e si guarda intorno come un turista in un posto 
      particolarmente folcloristico. Slashdot riporta notizie in tempo reale, 24:7 (ventiquattro ore su 
      ventiquattro, sette giorni su sette), di interesse per il tipico 
      techno-nerd: un aggiornamento di Linux, la violazione di un algoritmo 
      crittografico, un processo contro Microsoft, il lancio dello Shuttle, un 
      dettaglio sulla prossima serie di Star Trek. Ciascuna notizia diventa 
      immediatamente argomento di discussione nel relativo forum (si tratta di 
      spazi in assoluto tra i più frequentati dell'intero web). Questi luoghi di 
      discussione rappresentano il cuore di Slashdot e sono frequentati non di 
      rado da personalità come N. Stephenson, J. Carmack, B. Sterling. Slashdot è un perfetto esempio della mentalità hacker: scarno e 
      spartano nella grafica - se vogliamo anche un po' retrò - è però 
      supportato da un codice che in gergo sarebbe definito "elegante" (che poi 
      è il massimo complimento nella scala hacker). Questa tecnologia, in linea 
      con l'etica dei techno-nerd, è open-source, ovvero aperta ai contributi e 
      alle modifiche di chiunque. Il sito è mantenuto da vari hacker tra i più 
      rispettati della comunità, e tra i collaboratori ci sono figure 
      carismatiche come Commander Taco e CowboyNeal.[ Top ] /* Hacking */ Dopo l'inquadramento storico ed una 
      panoramica generale delle istituzioni hacker, chi scrive si cimenterà ora 
      nell'interpretazione delle sottili implicazioni connesse con il termine 
      "hacker" e, in pratica, tenterà di rispondere alla domanda posta 
      all'inizio: chi è un hacker?
 Gli hacker sono, letteralmente, i praticanti dell'hacking, e l'hacking 
      è uno stato mentale, un'attitudine psicologica, una forma mentis e insieme 
      un concreto modello di vita. Un hacker prova l'impulso irresistibile di indagare il funzionamento 
      delle cose, di comprendere i meccanismi interni di un sistema, si tratti 
      di una penna stilografica o di un computer o della regolazione del 
      traffico aereo mondiale. Un hacker non riesce a tollerare l'idea di usare 
      qualcosa di cui non conosce il funzionamento. Un hacker è un gran ficcanaso. E' ossessivo, pedante, esasperante per 
      chi gli sta intorno. Un hacker è curioso, come un bambino che non ha mai smesso di chiedersi 
      e di chiedere agli altri "Perché?". E come un bambino agisce sempre 
      ingenuamente, anche quando il risultato del suo operato è di 
      indescrivibile complessità. Un hacker trae piacere e meraviglia dal 
      funzionamento del proprio cervello, e non perde occasione per metterlo 
      alla prova con problemi di estrema complessità. L'indipendenza intellettuale è anche alla base del supremo disprezzo 
      che ogni hacker prova per tutorial, percorsi guidati e ogni genere di 
      assistenza fornito dai programmi moderni. Un hacker fa le cose nella 
      maniera più dura quando si tratta di software, e per nulla al mondo 
      rinuncia al controllo assoluto di quello che succede all'interno suo 
      computer; anche se questo comporta grandi e piccoli disagi. Questa 
      intransigenza incomprensibile dai non-hacker raggiunge spesso eccessi 
      maniacali, tanto forti sono i risvolti emotivi nella relazione tra un 
      computer-geek e il software che utilizza. Pur essendo portato alla solitudine, un hacker sa essere una compagnia 
      estremamente stimolante: a patto, però, che si trovi tra altri hacker. Nel 
      campo delle normali relazioni sociali, invece, la maggior parte degli 
      hacker è un disastro: in casi estremi è facile attribuire a queste persone 
      disturbi mentali come l'autismo.  Gli hacker hanno una fantasia molto sviluppata e amano film e 
      libri di fantascienza/fantasy (_Guerre Stellari_ su tutti: non c'è hacker 
      che non adori _Guerre Stellari_), e spesso sono profondamente coinvolti 
      dai Giochi di Ruolo e carte, e dai videogiochi.
 Ogni hacker ha una punta di genialità. Tutti, però, tengono con la 
      matematica, le scienze, e soprattutto la programmazione un atteggiamento 
      che si riserva di solito all'arte, attribuendo a queste discipline una 
      forte valenza estetica ed emotiva. Ciò traspare nel loro gergo, colorito e 
      pieno di personificazioni. Gli hacker posseggono dosi massicce di senso dell'umorismo, e nessuno 
      di loro è privo di ironia ed auto ironia. Consapevoli di essere troppo 
      spesso distaccati dalla realtà, i computer-geek si divertono ad agire di 
      proposito come se vivessero nel mondo del _Signore Degli Anelli_ o di 
      _Star Trek_, facendo continue analogie tra la finzione narrativa e la loro 
      vita.[ Top ] /* Kung-fu */Tra gli hacker è diffusa la pratica delle arti marziali (o quantomeno 
      l'interesse verso le arti marziali e la cultura orientale). Questa 
      caratteristica, a prima vista curiosa, si spiega probabilmente con le 
      numerose analogie tra la programmazione e discipline come il kung-fu; non 
      si entrerà qui nel dettaglio di tali analogie, ma si può dire che, tra 
      l'altro, esse comprendono l'induzione di uno stato di concentrazione 
      trascendentale quasi sovrumano, e l'assunzione di posture (fisiche o 
      mentali) codificate. Inoltre il misticismo orientale e la spettacolarità delle arti 
      marziali, come sono rappresentate in videogiochi, film e manga/anime, 
      incontrano decisamente il gusto del tipico computer-geek. /* Etica */ Pur amando mettere continuamente alla prova 
      le proprie abilità, la comunità hacker è straordinariamente poco 
      competitiva rispetto, ad esempio, a quella cracker. L'etica in cui si 
      riconosce la maggior parte degli hacker prevede la condivisione delle 
      creazioni (in genere codice per computer) e dell'esperienza, nella 
      convinzione che l'informatica possa progredire molto più velocemente in 
      questo modo. Esistono Manifesti ideologici in questo senso, ed è stato 
      anche fondato un movimento per promuovere l'Open Source, il GNU. Richard 
      Stallman ne è il principale autore: chi scrive ritiene che, quando la 
      programmazione sarà una disciplina con una storia secolare alle spalle 
      (come la Fisica, ad esempio), R. Stallman sarà ritenuto dai posteri alla 
      stregua di Newton o - considerandone l'importanza ideologica - 
Galileo.
 Nota: le questioni della Proprietà Intellettuale e dell'open-source 
      sono estremamente complesse, e ciascuno - anche tra gli hacker - tende ad 
      avere un proprio punto di vista, mai del tutto coincidente con quello 
      altrui. L'apertura mentale tipica degli hacker, quindi, impedisce di 
      escludere a priori dalla comunità chi non si riconosce nelle dichiarazioni 
      del GNU. Inoltre è altrettanto importante notare come ogni dichiarazione 
      ideologica contenuta nel manifesto della Free Software Foundation sia, 
      appunto, limitata esclusivamente all'ambito del software, ed abbia un 
      contenuto più tecnico che politico. Gli hacker non considerano la politica 
      una cosa di cui valga la pena occuparsi, sono tanto ossessivamente gelosi 
      della propria libertà di pensiero che l'adesione a una qualsiasi fazione 
      politica apparirebbe loro troppo limitante. Il prestigio di un hacker si misura dalle sue capacità di 
      programmazione, moltiplicate per l'importanza del software a cui ha 
      lavorato, elevate al suo senso dell'umorismo; in alcuni casi questa 
      formula produce un valore paurosamente alto, e ci si trova di fronte a un 
      semidio dell'hackeraggio. Esiste un vero e proprio pantheon di figure a 
      metà tra la leggenda e la realtà (la maggior parte delle quali tuttora in 
      vita), cui ogni hacker guarda con rispetto e ammirazione. Molte leggende e 
      aneddoti sono raccolti in una miriade di documenti sparsi per Internet, e 
      costituiscono, non meno del Jargon File, un elemento importante per 
      l'identità della comunità hacker. Ma la cultura hacker non è l'unica ad avere queste caratteristiche: 
      esistono altri esempi di comunità con un ricco patrimonio di tradizioni e 
      costumi; si tratta spesso di culture forgiate dall'esperienza collettiva, 
      e legate a certe professioni o ruoli sociali. Forse uno degli esempi più 
      significativi è lo stile di vita marinaresco, ritratto pittorescamente nei 
      libri di Conrad, Stevenson e altri. Curiosamente, questi due mondi sono 
      accomunati dalla "navigazione" e dalle "reti". :-)   Paolo "Lo-Rez" Simonazzi[ Top ] |